La pianura si chiama Pamir e per attraversarla ci vogliono 12 giorni ,durante i quali non troverete nulla se non un deserto privo di abitazioni o di qualsiasi cosa verde,tanto che i viaggiatori sono obbligati a portare con se qualsiasi cosa di cui hanno bisogno. La regione è cosi alta e fredda che non vedrete volare neppure un uccello. E devo sottolineare anche che, a causa del gran freddo , il fuoco non brucia in maniera cosi luminosa e che non riscalda come è solito fare normalmente..

Marco Polo , Il Milione

sabato 23 agosto 2014

Buona notte mondo

Dita indice premuto sul timpano e pollice che quasi penetra il bulbo oculare.......
Non è la trama di un film horror.....bensì la posizione che assumono le mie mani nel momento del decollo da Tanskhet.......non mi piace pen niente !!!!
Gisella invece, sicuramente più coraggiosa, si gode lo spettacolo dal finestrino e vorrebbe che anche io ammirassi il panorama, ma è più forte di me......questa roba non rispecchia i canoni di come mi piace viaggiare: ha più di due ruote  ma sopratutto ha le ali.....!!!!
Anche la nostra moto rientra in aereo, ma non sullo stesso sul quale siamo noi........beh almeno aumentiamo statisticamente le probabilità che qualcuno di noi tre......sopravviva.........

Eh si, si rientra alla base, si torna verso quel meridiano di Trana, punto di partenza di questa storia breve ma intensa, storia di un viaggio, storia di un pensiero lungo la via della seta, storia di incontri, di saluti, di sorrisi, di polvere, di vento, di stanchezza ma senza dubbio, di vita.
È giusto così, giusto tornare come altrettanto giusto farlo sognando di partire ancora.
Ma prima sento la necessità di chiudere gli occhi e riposare anche se, seduto sul sedile 25D traballante di questo cacchio di uccello metallico, cerco di rilassarmi.......respiro lungo........e penso......

Penso ad appena tre settimane fa, partiti da casa uscendo come mille altre volte dal garage.....
Le ruote che girano, i km iniziano a scorrere e finalmente ci si sente in viaggio, si avverte di essere parte della strada, come piace a noi.
Quella strada amica, con la quale spesso parlo, che a volte maledico per essere stata troppo crudele con altri.......
Quella strada che ci porta lontano, poco per volta sempre più ad est.
Prima la Grecia che, per motivi di tempo, non abbiamo la possibilità di vivere ma attraversiamo unicamente.
Da li la amata Turchia, le luci di Amasya e la sempre forte, violenta, inebriante, sensazione di essere lontani nell'appoggiare le mani sulle rocce del monte Ararat ormai giunti al confine con l'Iran.
Già.....l'Iran, terra che ci aveva rapito già l'anno passato, con le sue rigide regole ma con una forza che supera ogni frontiera, barriera, legge e imposizione.........gli Iraniani !
Ci spostiamo Gisella ed io, ci muoviamo e lasciandotici il Mar Caspio ( Cazzio per gli amici ) sulla sinistra raggiungiamo un luogo per noi completamente nuovo e fonte di notti insonni durante le fase preparatorie al viaggio, il Turkmenistan !
Luogo folle ! 
Il bianco candido dei palazzi di Ashgabat voluti dal Re, con i merletti dorati ai semafori e l'asfalto urbano che pare un biliardo fanno da contraltare e stridono come unghie su di un vetro al confronto con la periferia fatiscente, le strade disseminate di fosse e crateri profondi e le restrizioni della maggior parte della popolazione. Un luogo che colpisce, un luogo da conoscere, un luogo che potrebbe sembrare ricco, invece è povero come la maggior parte delle persone che vi abitano e vivono.
L'attraversamento del Turkmenistan avviene seguendo passo passo il nostro amico Geronimo il quale ci scorta sino alla frontiera successiva prestando ben attenzione che non venissero scattate foto ai numerosi monumenti dorati raffiguranti il loro sovrano. Ma nonostante Geronimo si sia impegnato......Gisella lo ha fregato.......!!!!
Caro Geronimo, ci sarà ben un motivo per il quale non ti abbiamo battezzato " Occhio di Falco " !!!!
In Turkmenistan la benzina costa davvero un'inezia, circa 20 centesimi di € al litro.
Per questa ragione, alla frontiera, ci viene chiesto quale sarà il tragitto che effettueremo per uscire dal paese in quei 3 giorni che ci sono stati concessi e , sulla base del percorso dichiarato, viene applicata una tassa da pagare prima dell'ingresso.
Il caldo inizia a metterci alla prova così come le strade che peggiorano mano a mano che procediamo.
Salutiamo il nostro amico Geronimo e ci tuffiamo in Uzbekistan.
O meglio, più che un tuffo si è trattato di un lento, faticoso, controllatissimo acesso a questo paese, per noi, nuovo.
Le pratiche in frontiera iniziano con misurazione della febbre, compilazione di moduli astrusi ( due ciascuno per ogni ingresso, ed in totale, alla fine del viaggio saranno quindi 16......).
 Il meticoloso controllo delle medicine, con tanto di verifica su internet che la nostra descrizione corrispondesse alla verità, unitamente al controllo di ogni singola fotografia presente su ogni singola scheda ( compresi i cellulari ) ci ha dato l'occasione di attingere a tutta la nostra tibetana pazienza.....
Pazienza della quale, io, ad essere onesto non sono proprio molto dotato......ma di fronte a personaggi come il tipo che, con somma calma e utilizzando il mio passaporto per attenuare la violenza di uno sbadiglio incontrollato, si prese quasi un'ora per apporre due timbri........che piaccia o no, questa santa pazienza occorre tirarla fuori da qualche parte.
Certo è che la meticolosità dei controlli in ingresso ed in uscita dalle frontiere Uzbeke non corrisponde parimenti ad una grande attenzione dei particolari nella vita di tutti i giorni e nelle cose, nel nostro mondo ormai essenziali, delle quali tutti potrebbero avere giovamento.
Due su tutte, benzina e strade......
La prima, si è guadagnata a pieno titolo un post ......
Nel cercare di capire quale sia la reale motivazione per la quale sia così difficile trovare benzina, abbiamo ricevuto un quantitativo abnorme di risposte differenti....... Ad oggi quindi, l'unica cosa che sappiamo, è che se non avessimo avuto una moto con serbatoio da 33 litri, avremmo faticato non poco.......
Passano i giorni e poco alla volta, quasi in silenzio, il Tajikistan si presenta davanti a noi.
È giunto il momento di portare lassù......i nostri pensieri, le nostre paure e le nostre speranze.
Ci aggrappiamo alla nostra moto e su di lei contiamo, come sempre, quasi come se fosse parte del team.
Arriviamo in cima e quella piccola soddisfazione personale, nel ripensare a chi aveva definito questo viaggio troppo complesso, si fa strada fra mille altri pensieri.
Difficile può darsi, impossibile .......mai !
Il Pamir ci ha rapito gli occhi, l'anima e i polmoni......lasciando in noi quel desiderio di tornare, e sempre nel rispetto di quel silenzio che tuona e rimbomba dentro i timpani, provare a a cercare la ragione per la quale quei luoghi .....ti stregano.
Ci giriamo indietro una ultima volta lasciando il lago salato posto subito sotto i famosi 4655 metri sul livello del mare. Lo fissiamo e fatichiamo a staccarci da quella immagine che pare non essere vera.
Il Pamir, non l'ha fatto l'uomo.......ma chi si è preso cura di dipingere quelle linee, quei colori, quelle sfumature, il tutto sulla tela di un cielo talmente intenso che nel fissarlo pare di essere dentro ad un enorme zaffiro, ecco, chiunque sia stato.........vorrei ringraziarlo di cuore.......sei un grande !!!
Scendendo di quota e abbandonando quel luogo quasi sembra che il viaggio sia terminato.
In effetti è un po' così, ma non posso, non devo mollare anche solo un attimo la concentrazione.
Si entra in Kirghizistan, luogo di grandi contrasti cromatici con le terre che sino a pochi km prima si presentavano brulle, arse dal sole e prive di vegetazione. Il verde ricompare ed i nostri occhi riconoscono quel colore a noi spesso familiare ma da giorni assente.
Le persone ci salutano solo dopo aver messo a fuoco il fatto che non si tratta di marziani venuti per conquistarli.
Ovunque c'è calore e desiderio di incontro, ovunque si avverte un semplice, puro e sincero valore della vita, composto da piccole cose, talvolta quasi nulle.......ma ciò che c'è, quel poco o nulla che c'è ......è per tutti.
Si spegne un po' il sorriso sui nostri volti, il viaggio volge al termine e noi rientriamo in Uzbekistan per effettuare il rientro della moto via cargo.
Incontriamo due ragazzi Italiani, e con loro dividiamo qualche ora e condividiamo mille pensieri di quanto ti rendano ricchi esperienze come quella passata.

Intanto, poco a poco, quest'ammasso di ferro volante è arrivato a Istanbul, dove siamo in attesa di prenderne un secondo volo che ci vomiterà a Milano in serata.
Il silenzio è scappato via, probabilmente sarà lassù dove nessuno lo molesta.
Qui è un gran vociare una collezione di parole che messe insieme sanno di finto.......ma alla fine questo è il nostro mondo, dobbiamo viverci e conviverci, dobbiamo attingere nuovamente alla tibetana pazienza utilizzata alle frontiere.......ma sappiamo di avere sempre un amico che potrebbe ospitarci il giorno in cui non saremo più in grado di sopportare questo.......il nostro amico Pamir !

Lassù ci siamo andati con Alba, la nostra moto.
È stata eccezionale, mai un tentennamento, mai una esitazione.
Anche in quota con basse temperature, benzine con numeri di ottani inferiori agli 85....si è sempre allineata allo spirito del team del quale fa parte......mai mollare !!!
Ci tengo a precisare che non sono state apportate modifiche di nessun tipo prima della partenza.....è esattamente come mamma l'ha fatta......

Ogni viaggio, richiede una intensa attività di preparazione ( dipende ovviamente dalla destinazione ), per quello in oggetto, lo sforzo profuso è stato enorme.
Volevo quindi in modo chiaro, trasparente ma diretto dire grazie a Gisella per la sua caparbietà nel non mollare mai neppure quel giorno della famosa telefonata qui descritta nel blog.
Vorrei dirle che partire da casa, andare a fare un "saltino" sugli sterratoni che portano lassù sul Pamir, non cedere mai è magari fare tutto questo in sole 3 settimane.......significa essere forti, lei lo è !!
Grande Gi complimenti davvero !!!!

Un grazie generale a tutti coloro che hanno letto e commentato il nostro blog. È stato bello sapere che c'era sempre qualcuno che seguiva quel puntino giallo spostarsi sul faccione rubicondo del mondo.
Un grazie a " ti fo una foto"......, un grazie a Geronimo, al piccolo Varano Tonante.
Un grazie a Roberto di Noale, grande professionista e grande uomo. Grazie lo stesso.
Un grazie alle persone che ci vogliono bene. 
Un grazie alle mie principesse.......
Ancora grazie a Gisella ed Alba, la prima seduta accanto a me in aereo e la seconda decollerà fra poco ( speriamo ....). 

È un po' triste chiudere il blog, tutto sommato ci abbiamo messo del nostro, ogni giorno, con le foto di Gisella e quelle quattro "pirlate" scritte dal sottoscritto.
Dispiace un po' perché ogni sera era come vi potessimo parlare, dire ciao, raccontare qualcosa e augurarvi una buona notte.
Ma fra breve arriverà l'aria fresca dell'autunno, cadranno le foglie e poi, il gelo e la neve scenderanno come un sipario naturale su quella che è stata la storia di un viaggio, nata come un sogno, cresciuta e maturata come una sfida, raggiunta, rispettata e respirata sotto cieli che nessun sceneggiatore saprebbe eguagliare.
Quel nostro teatro naturale che ci fa scoprire ogni giorno nuovi luoghi, nuovi volti, nuovi sorrisi e nuovi amici anche quest'anno ci ha accettato, protetto e talvolta schiaffeggiato.

Scendono le luci mentre scorrono i titoli di coda e dal pubblico spunta la mano di qualcuno che ad alta voce chiede " ........e l'anno prossimo.......dove si andrà ?..."
Mi giro, riapro per un attimo con le mani l'immaginario sipario, giusto per farvi passare il capo e rispondo
".........non importa dove, importa solo che sia l'avverarsi di un nuovo sogno......!!"

Buon inverno, buona notte mondo.
Chiudete gli occhi e sognate.

Gisella & Gianni











martedì 19 agosto 2014

Sua Altezza......il Pamir.....

Ho pensato mille volte in questi mesi come avrebbe reagito il mio corpo all'altezza del Pamir.
A mille domande ho risposto, con finta spavalderia, sempre e solo in un unico modo.......vedremo....
Alle mille raccomandazioni di chi vedendoci partire accennava, con voce tremolante, un augurio di buon viaggio ho sempre sorriso dicendo...." Ma si dai, in fondo fra tre settimane torniamo"...
Ora giro la chiave sul cruscotto della mia moto, il sistema di verifica diagnosi della centralina fa un check, mi da il via, io premo il pulsante di START, chiudo la visiera, inserisco la prima marcia, chiedo a Gisella se anche per lei sia tutto ok.........e partiamo.
Quel " vedremo" detto tante volte nei mesi scorsi, ora in modo un po' meno spavaldo, lo andiamo a scoprire per davvero......
Lasciamo Khorog alle prime luci del mattino di domenica 17 Agosto e ci avviciniamo all'ennesimo check point militare posto sulla strada appena partiti.
Gisella, scende dalla moto con i passaporti sui quali sono apposti tutti i visti degli Stati e delle regioni che abbiamo attraversato e di quelle che attraverseremo.
Io resto sulla moto in attesa, sino a quando la voce di Gisella rompe il silenzio laconico del mio casco.
Non vogliono farci passare, vieni anche tu.....
Entro nel gabbiotto in cemento liso e consumato dal vento freddo dei mille inverni già passati.
Un uomo in divisa, sguardo assente e alito di cipolla, mi parla in Russo e facendomi segno con le mani mi indica che la strada per il Pamir non sarà, per noi, percorribile......
Gisella si infuria, io la calmo, lei ha un momento di debolezza e cerca di inscenare una crisi di lacrime al fine di commuovere il puzzone " ma come.....abbiamo tutti i visti......siamo venuti sin qui .....ed ora questo si inventa un visto inesistente e ci vuole far tornare indietro ?...."
Certo, indietro non sarebbe possibile, e questo il mio amico " alito pesante " lo sa......
Forse, ha solo bisogno di un aiutino..............
Mr........dico io schiarendomi la voce,...........se occorre un visto, io pago.........
Lui, con aria da irreprensibile e incorruttibile uomo di polizia.......fa una smorfia con la bocca, prende un foglio di carta tanto vecchio che probabilmente risale al notes di Marco Polo quando passò anch'essi di qui, e ci scrive un numero........40..........
Poi, non certo di essersi espresso bene ......guardandomi negli occhi in modo severo aggiunge..........Dollars !!!
Spunta un sorriso sul viso di Gisella e parallelamente fuoriescono 40 $ dal mio portafogli......ma come si dice, purtroppo tutto il mondo è paese.........e certe cattive abitudini, anche se nascoste e forse meno note a tutti, esistono anche in un isolato e insignificante posto di blocco posto a quasi 3000 metri di altitudine.
Scampato il pericolo di un dietrofront, ripartiamo a salire.
Il sole scalda e la strada ci porta a 3000 metri nei pressi di un rudimentale ponte costruito sul torrente.
Decido di festeggiare i 7000 km dalla partenza con un sigaro, mentre Gisella scatta qualche foto ed un bimbo uscito da un auto insieme ad altri 8 passeggeri........ci regala tutto ciò che lui possiede....ovvero alcune more selvatiche.
Gisella ricambia con una gomma da masticare, di quelle che usiamo in assenza di dentifricio, di quelle che sanno di medicina .......ovviamente senza zucchero.....
E ad un bimbo, che si aspetta una caramella, bella colorata, zuccherata e piena di glucosio......regalare uno di quei concentrati chimici potrebbe non sembrare proprio una cosa azzeccata....
Lui inizia a fare facce strane, le compare la schiuma alla bocca......
Gisella le chiede " no good ? "
Lui in risposta sputa in mano la gomma e gliela porge con faccia disgustata.......
......tocca quindi al faccia da pirla recuperare........
Tiro fuori un sigaro e scusandomi con il padre, credo fosse padre, ne regalo uno.....
Il bimbo guarda attonito il padre gustarsi la prima boccata di fumo del suo nuovo gadget, mentre il sapore del vigorsol senza zucchero probabilmente le rimarrà in bocca sino alla prossima zuppa di cipolle.....
Ripartiamo attraversando alcuni villaggi abitati da chi respira giorno dopo giorno, estate ed inverno, l'aria di questi luoghi così difficili.
Fra questi vi sono anche i loro animali, alcune mucche, le capre ed i cani......
Questi ultimi, contraddistinti dall'avere un fisico possente, gambe altissime, le orecchie tagliate al fine di non essere facilmente morsicate, sono da subito molto aggressivi....
La nostra moto emette, con buone probabilità, un sound che per loro pare essere di forte disturbo.
Ci accorgiamo da subito di essere considerati un buon antipasto......una sorta di Kebab con le scarpe e con il casco......ma pur sempre un Kebab......
L'attraversamento dei villaggi diventa un incubo.
La strada è sterrata, i bambini ti corrono incontro costringendoti a veloci bassissime......le auto che incroci invadono la tua traiettoria......ma io ......devo sempre mantenere il motore della moto in coppia, marcia bassa ( generalmente la seconda ), occhi ben fissi sul,lato della strada e pronto ad accelerare bruscamente nel caso di avvistamento di cani cavallo all'attacco.
Gisella mi è di aiuto in quanto in più occasioni mi urla " vai vai vai...." 
Io accelero e vedo con la coda degli occhi comparire il grigno incazzato del famelico cane del Pamir....
Sentire i sui denti conficcarsi nella suola dello scarponcino e faticare ad accelerare in quanto, rispetto a quando siamo partiti da Trana, ora ho un ospite da trascinare via .....non è stato bello.
In più, come se non bastasse, non abbiamo con noi antibiotici e questi divoratori di infedeli non credo che abbiano mai visto un veterinario in vita loro.....
Ad ogni modo, a meno di uno scarponcino con la rabbia, ne usciamo indenni e poco a poco i villaggi scompaiono.....e cono loro anche i temutissimi......TaleCani........

Saliamo gustandoci ciò che non è verosimile descrivere a parole.
Ci togliamo gli auricolari, complice una abrasione che da giorni mi fa sanguinare l'orecchio, pensiamo possa essere anche un modo per metabolizzare meglio le immagini e poi, solo dopo, condividerle.
Raggiungiamo il sogno, quell'immagine offuscata apparsa in una notte d'inverno come una luce che illumina la notte mai buia del nostro mondo.
Raggiungiamo i 4000 metri e iniziamo a percorrere l'altopiano del Pamir.
La strada migliora, diventa asfaltata e le montagne attorno a noi ci sovrastano.
Alcuni passi oltre i 4200 metri di altitudine ci separano dalla nostre prima notte sul Pamir.
Un vento violento con nubi nere all'orizzonte ci incutono timore.
Alcuni fiocchi di neve, per di più frutto della bufera in atto sulle vette, si appoggiano sulla visiera del casco.
È pomeriggio ormai. Abbiamo perso un altra ora di fuso orario ed ora siamo a + 4 dall'ora del meridiano di Trana.......
Giungiamo al villaggio di Murgab posto a 3800 metri di altitudine, un luogo che pare uscire da una racconto di una mamma che per punire il proprio bambino dopo una marchella gli dice " guarda che se non stai bravo ti mando la dove non esiste nulla, solo polvere, fumo di sterco di vacca, non ci sono i letti, l'acqua non si può bere e ciò che si trova da mangiare è scaduto da tempo " .........ecco, noi dormiremo quá .........e senza neppure aver combinato marachelle........
Troviamo una camera " nell'hotel " di Muragb......gestito da una gentilissima ragazza Tajika che parla un ottimo inglese.
Fuori fa freddo, alle 8 di sera ci sono circa 6 gradi.
In camera, alle otto di sera, ci sono esattamente 6 gradi......questo grazie ad una finestra rotta che ci permette di respirare esattamente l'aria esterna.
Ceniamo a base di zuppa di cipolle ( tanto ormai le papille gustative hanno abbandonato la nostra bocca da tempo....) e spalmiamo un po' di nutella ( portata da casa ) sul pane grazie ad un rudimentale cucchiaino da me costruito con il legno del Pamir ( con buone probabilità questo sarà il mio gadget delle vacanze....).
Mancano i letti ma due materassi in terra ci permettono di riposare anche grazie al caldo dei sacchi a pelo portati da casa.
Al risveglio, sento con l'unica parte del mio corpo esposta all'aria aperta (il naso) un frizzante senso di fresco......
Ci alziamo, prendiamo un Cay caldo ( che ormai dovreste sapere che si tratta di te ..) ed usciamo.
La notte fredda ha brinato tutto, compreso la nostra moto.
La temperatura è di -2 gradi sotto zero ma il cielo limpido e un sole che così vicino non lo avevo mai visto fanno ben sperare.
Partiamo e ci immergiamo in quel sogno che ora, essendo realtà, fatichiamo a riconoscere.
Saliamo ancora e ci mettiamo alla prova metro dopo metro.
Il confine con la Cina, indicato da una recinzione con filo spinato, è a pochi metri da noi......
Allora, visto che tanto siamo stati puniti per una marachella non fatta..........tanto vale farla davvero....
Parcheggio la moto, approfittiamo di un tratto di filo spinato divelto........ed entriamo nel paese proibito.
Quel luogo che tanto avremmo voluto attraversare anni fa ma poi per problemi di visti ci fu impedito....
Ed ora......alla faccia di chi non voleva.........vi invadiamo !!!!!!

Piccoli passi ancora, lunghi fiati senza ossigeno, le ruote girano, il cuore pulsa, il cervello cerca invano segnali che ne indichino quell'altitudine mai raggiunta prima.
Fermo la moto di fianco ad un cartello.
Scendiamo in silenzio e rispettando il silenzio che sino li ci ha condotto, leggiamo quanto scritto sul cartello......
4655 m............
Ci guardiamo......e capiamo, solo allora capiamo, di esserci riusciti !
C'è un misto di gioia e tristezza in questo.
Felici di esserci riusciti ma consapevoli nel contempo che sia finita.
Dissi alcuni post fa che tutto pare difficile sino a quando non l'hai superato........avevo ragione.
Ogni istante, ogni singola rotazione della ruota della nostra moto, hanno contribuito al raggiungimento di questo nostro piccolo ma grande sogno.
Ma ciò che in quell'istante immenso e senza tempo mi venne in mente, non fu l'euforia di un obiettivo raggiunto.
Credo infatti che per far si che questo avvenga ci siano dietro mille possibile cause, il destino, la fortuna, la volontà, ecc.
Di sicuro, guardando Gisella, pensai che si, di una cosa, almeno di una occorre essere orgogliosi.....di avere avuto il coraggio di provarci !
Mi accendo il mio sigaro, quello dei 4655 metri vale il doppio.......
Me lo gusto e come se nulla fosse, dopo alcuni minuti ripartiamo.
Da questo momento, anche se non di molto, iniziamo a scendere.
Passiamo il lago salato, posto a 4200 metri. Un luogo che rapina il cuore, genera lacrime su sorrisi e fatichi a lasciare.
Prendiamo un Cay caldo, ci godiamo il miscelarsi dell'intenso blu del cielo con l'azzurro del lago raggiungiamo la frontiera di uscita dl Tajikistan coincidente con quella di ingresso del Kirghizistan.
Frontiera posta anch'essa a 4200 metri di altezza.
Lasciamo quel luogo, font di notti insonni, di battiti, di paure, di fantasie, di gioie e, come sempre,lo salutiamo con un ciao così come si fa per un amico.
Scendiamo a Sary Tash, luogo di pastori i quali danno anche da dormire talvolta.
Poche parole, ci sentiamo un po' svuotati.
Non ceniamo e ci lasciamo rapire dal sonno in attesa di un nuovo ossigeno da respirare.

Vi scrivo da Osh, seconda città del Kirghizistan, dove siamo arrivati oggi.
Ci restano gli ultimi km verso la capitale dell'Uzbekistan e da li si torna a casa.
Desideravamo un luogo dove poterci riposare dopo le fatiche del Pamir, abbiamo scelto il miglior hotel di Osh per questo.
Il costo è di 20 $ la camera.
Manca l'acqua fino alle 18 di stasera, e noi è da tre giorni che non facciamo una doccia calda.
Però c'è il collegamento ad internet, e questo ci permette di salutare voi che ci avete seguito.
Io lassù ho lanciato nel blu cobalto di un cielo mai visto i pensieri di alcuni di voi, l'avevo promesso.......e l'ho fatto.
In modo simbolico, chissà, forse un giorno qualcuno di voi, quel pensiero tornerà a riprenderselo....e ne lascerà uno per me.

Il sogno di respirare l'aria del Pamir, ora, è storia.
Fa male dirlo perché vorrei poter riavvolgere il nastro e ripartire.....
Vorrei tornare lassù dove il silenzio ti parla, dove l'aria ti scuote, dove il sole ti cuoce e dove il cuore pare avere un unico grande battito contino......
Vorrei rivedere quella luce, vorrei vivere quel luogo.......ma forse, per come siamo fatti noi, dopo poco sogneremmo di essere altrove ed allora partiremo.......
Quindi metro dopo metro, respiro dopo respiro, anche domani andremo avanti e torneremo......

Come di consueto scrivermo ancora un ultimo post e su quello ci saluteremo,

Intanto a tutti voi, grazie.....
Vado a vedere se è arrivata l'acqua..........
Mi dispiace un po' togliermi la polvere del Pamir da dosso.......ma credo che se non voglio finire in quel posto " dove esiste nulla, solo polvere, fumo di sterco di vacca, non ci sono i letti, l'acqua non si può bere e ciò che si trova da mangiare è scaduto da tempo " ....... Dovrò farlo !!!!



















Qualsiasi sia il tuo nome

Lasciare il B&B di Dushanbè, al mattino, aveva un sapore strano.
Tanti km, paesi, volti, usanze differenti abbiamo ormai sulla pelle di questo viaggio, ma ora siamo li, davanti a noi le due tappe che ci porteranno in alto, alla partenza della Pamir Higway, meta di questo viaggio e luce del sogno di questo inverno.
Gisella mi aveva parlato più volte di queste due tappe come quelle, forse, più difficili.
Avremo di fronte circa 600 km di sterrato, alcuni di questi difficili, e la paura di non essere in grado di superarli c'è sempre.
Sappiamo che ci sarebbe una seconda via, meno difficile ma più lunga.
Di questa seconda opportunità abbiamo parlato a lungo durante le fasi di definizione delle tappe, ma siccome siamo fatti come siamo fatti......e non ci piace fare ciò che la maggior parte delle persone farebbe......avevamo già all'epoca scelto per l'opzione " complessa "
La suddivisione dei km che si separano da Khorog in due differenti tappe, non è casuale.
Chiunque abbia già percorso quella strada ci informa che in un giorno solo, seppur siano meno di 600 km, non ci si riesce.
Persin la Lonely Planet, guida turistica che Gisella sfoglia giornalmente, cita testuali parole " con un mezzo a 4 ruote motrici di nuova generazione......occorrono almeno 16 ore per percorrere il tratto di strada fra Dushanbè a Khorog ".....
Noi di ruote, ne abbiamo solo due ....ma di motrici......solo una......e sappiamo bene cosa significhi trovarsi in due, carichi come somarelli, sulle strade impervie.
Il mattino del 15 Agosto quindi, mentre forse molti di voi si preparavano ad una giornata al mare con tanto di festa e battaglia di gavettoni.....Gisella ed io lasciamo il parcheggio del B&B con quell'ansia, mista a paura che mai ci deve abbandonare al fine di essere sempre molto attenti sulla strada.
Iniziamo a salire ed in meno di 100 km diciamo addio all'asfalto.......
La strada sale e sappiamo che non cesserà di farlo sino al raggiungimento di un passo posto a 3200 metri di altezza.
Le nuvole iniziano a stringersi attorno a noi come mani intorno alla gola, nel caso di pioggia la situazione diventerebbe ancora più complessa.
Non molliamo e verso le ore 16, ora locale, arriviamo in cima.
L'aria è finalmente fresca, il vento passando nell'erba come una mano nei capelli, la piega prima in un senso e poi nell'altro creando sibili che rompono il silenzio.
Siamo soli lassù, nessuno a perdita d'occhio, nessun mezzo in lontananza che in qualche misura cerchi di arrampicarsi sulle ripide salite del passo.
Ho tempo per godermi un sigaro, prendere fiato e catapultarmi insieme a Gisella giù a capofitto sui tornanti ripidi e disconnessi della strada che porta a Kala-i-Kumb, tappa designata per la notte.
La discesa è mozzafiato, la ripida sequenza di tornanti incastonati sulle pareti della montagna rendono il panorama sotto di noi inimmaginabile. Precipizi di centinaia di metri si aprono dinnanzi alla ruota anteriore della moto, con Gisella che si sporge per fotografare il tutto ed io che cerco di tenere gli occhi sulla strada in quanto, una regola importante da non dimenticare mai cita che " la moto va dove gli occhi guardano......"
Da dentro il mio casco sento Gisella in un continuo " guarda che bello a destra.....guarda che splendore a sinistra...." Peccato che io, non riuscendo a svincolare i due occhi come fossi un gufo, sono costretto a puntare quel minuscolo decimetro di pista dove transitare come un equilibrista con le due ruote lasciandomi indietro chissà quale spettacolo.
Arriviamo al paese e ci mettiamo subito alla ricerca di un posto dove poter riposare.
Non ci sono hotel ovviamente, bensì delle così dette Home Stay, ovvero case con camere dedicate a chi viaggia.
 La situazione è di quelle dove occorre una buona dose adattamento, ma Gisella ed io, di quella, ne abbiamo ormai accumulata da vendere.
Troviamo posto da un signore di una certa età, simpatico nel suo essere molto poco loquace. 
Ci fa vedere la camera, due letti concavi di quelli che una volta coricato non potrai cambiare posizione sino al mattino, e il bagno posto dall'altra parte del cortile.
Mi piace, anche perché così avrò modo di dare una pacca sulla spalla alla nostra moto quando di notte dovrò andare a fare pipì.......
Ceniamo nell'unico ristorante del posto.
Mangiamo l'unico piatto disponibile nell'unico ristorante ......un misto di riso,polpettone di montone e un uovo sopra.
Il mattino arriva presto, stanchi come siamo, con la scoperta di nuovi muscoletti che non sapevamo di avere solo perché non avevano ancora manifestato il loro indolenzimento in altre occasioni prima.
Carico la moto sotto un cielo sgombro di nubi, sorrido al nuovo giorno e da li a poco anche Gisella è pronta.
Partiamo e ci lanciamo subito sulla famigerata M41 che scende verso sud.
Ci imbattiamo presto nel nostro amico, il Sig. Gunt, che per colore, portata, impetuosità e fragore è sicuramente ciò che di più impressionante abbia mai visto.
Il Gunt è il fiume che separa il Tajikistan dall'Afganistan......e sarà lui a tenerci compagnia per tutto il giorno con la sua impetuosa presenza sul lato destro della moto a pochi cm dalle mie ruote.
La strada, ammesso che sia possibile definirla strada, si muove come incollata sulla pareti delle montagne che muoiono nel Gunt, a destra l'acqua che, spaventosamente si increspa vorticosamente, ancora più in la l'Afganista, le sue case e chi le occupa.
I bambini, bambini come tutti i bambini, che corrono verso le sponde del fiume, rischiando di essere travolti, corrono e si sbracciano cercando di essere a noi più visibili.
Pochi passi dietro le donne, incappucciate nel loro burka azzurri,segno di una legge che, pur essendo ai miei occhi inconcepibili, le rende ancor più donne per il loro saper accettare dignitosamente quanto da altri imposto.
Poi gli uomini, schiavi di un loro stesso modo di scindere e dividere gli esseri viventi ponendo e relegando le donne stesse in ultima posizione.
Ci soffermiamo più volte lungo le rive del Gunt ad osservare quei bambini, a rispondere ai loro saluti salutando anche noi con un caldo ma, purtroppo lontano ciao.
Alzo la mano saluto e penso, penso tanto.....
Come un cerchio concentrico che roteando su stesso cavità nel mio cervello penso e mi chiedo perché....
Perché un fiume, solo un fiume, possa determinare e dividere in modo così profondo culture.
Perché io, e permettemi....anche voi tutti, siamo nati nati dall'altra parte di quel fiume che ci rende liberi, ci permettere di credere in un dio, di non credere affatto, di bere, di fumare, di viaggiare.....
Ogni secondo di ogni giorno dovremo pensare e dire grazie di questo, senza mai dimenticarci di alzare la mano destra e dire ciao a quel bambino che, anche se per pochi istanti e poi mai più......ci vedrà passare al di la fiume......e per farlo, rischierà la vita, solo per un ciao, solo per un caldo sorriso che in qualche misura renda il suo giorno, uguale da millenni e forse uguale per millenni, un giorno speciale....
Ciao, ciao, ciao bambino Afgano, qualsiasi sia il tuo nome !

Arriviamo a Khorog, e sarà la notte prima dell'esame......da domani si sale, si va sul Pamir.....
L'ho sognato, l'ho visto a occhi chiusi ma ora è giunto il momento di aprirli e viverlo.
Non possiamo pubblicare il Post, ma quando lo faremo, e lo faremo, sarà perché ne saremo usciti, e sarà il momento per raccontare.....
Ora è il momento di riposare.

Riepilogo tappe:
Dushanbè - Kala-i-Kumb
15 Agosto, km odierni, 290
Altitudine massima 3200 metri

Kala-i-Kumb - Khorog
16 Agosto, km odierni 254

Mai smettere di avere avere paura, 
Proprio lei è quell'energetico che ci aiuta a vincere se stessa.
Io ne ho, ma domani la sconfiggerò !

Buona notte










giovedì 14 agosto 2014

No Benzin.......No Parti.......

Ore 13.20 di giovedì 14 Agosto, seduto all'ombra di una pianta nel cortile di un Bed&Breakfast di Dushanbè, capitale del Tajikistan, sigaro acceso, pantaloncini corti, birra fresca e la moto parcheggiata a un metro da me,mi accingo a scrivere il post che, spero, qualcuno leggerá.....
Ma come ? Direte voi..... Che ci fanno fermi ad oziare quei due lavativi invece di essere in sella verso la tanto ambita vetta del passo sul Pamir ?
Beh...... Intanto diciamo che potrei anche rispondervi dicendovi che sono fatti nostri....
Ma in realtà le cose stanno in altro modo, e siccome sono anche fatti vostri.....se avete tempo, pazienza e voglia di leggere......mettetevi comodi, magari su un bel terrazzino ombreggiato, prendetevi anche voi una birra, per chi fuma....accendetevi una sigaretta, cercate di immaginare di avere un casco in testa, il manubrio saldo ( ben saldo.....) nelle vostre mani, oppure seduti sul sellino posteriore abbracciato a chi guida, è viaggiate con noi durante questo racconto della tappa di ieri, mercoledì 13 Agosto .....

Sono circa le ore 7.30 del mattino quando salutiamo il gentile proprietario del B&B di Bukara.
Io esco, mi stappo una RedBull, accendo un sigaro e carico la moto.
Questa operazione, come il suo inverso la sera, ha per me un senso di libertà infinito, lasciandomi libero di godermi il giorno che sta per essermi regalato e, nel contempo, permettendomi di concentrarmi su quello che dovrò fare.
Andare in moto, e chi lo fa con giudizio sa di cosa parlo, è una delle cose più belle e divertenti che vi siano al mondo.
Ma nel contempo, anche un qualcosa di molto pericoloso per il quale, una semplice disattenzione può costare molto cara, in particolare in luoghi lontani e poco organizzati come quelli nei quali ci troviamo.
Per questo tengo sempre bene a mente il mio ruolo di rider.....
Come prima cosa ho la responsabilità di chi, seduto dietro, affida a me ogni istante la sua vita.
Inoltre, qualsiasi manovra non corretta, potrebbe essere un pericolo per la gente dei luoghi che visitiamo. I bambini che corrono in mezzo alla strada per salutarti e quasi si lanciano contro la moto, gli animali, le stesse persone e poi le auto.
Questo piccolo esame di coscienza lo faccio tutte le mattine, pensando e ripensando più volte che non sono qui per divertirmi lanciando la moto in curve da piega estrema o cercando l'ebrezza della velocità....questo al limite, lo farò all'ultima curva che mi separa da casa......carabinieri permettendo....
Gisella termina le procedure di check out, esce anche lei, avvio la moto e sul cruscotto lampeggia ( come da giorni ormai ) la scritta in tedesco "LAMPFT" ......che sta ad indicare il guasto alla lampadina del faro.....
Siccome la moto, di faro, ne ha solo uno.......la cosa non mi piace molto.
Di giorno, non è un grande problema, anche se essere il più visibili possibile è sempre meglio....
Di notte il problema è serio........o meglio sarebbe serio......ma tanto noi non viaggiamo di notte..............( ultime parole famose...)
La lampadina di scorta, era una delle cose che volevo acquistare prima della partenza, ma non avendola segnata sulla lista di cose da fare affissa alla porta, mi è passata di mente.
Poco male dissi io in Turchia quando per la prima volta comparve il messaggio sul cruscotto, la compreremo strada facendo........
Stolto e sciocco che sono !! Sono anni che viaggiamo in posti come questi e dovrei sapere che se ti serve una pecora decapitata, un copertone usato da camion, un somarello o un dromedario.......non avrai problemi.
Per tutto il resto ........neppure American Express ti può aiutare.
Rassicuro Gisella, dicendole che non dovremo averne bisogno e finalmente partiamo.
La temperatura inizia a salire e alle 8 siamo già a 37 gradi, acqua ne abbiamo, siamo riposati, abbiamo quasi tutto manca solo la benzina.......
Già.......la benzina.....in russo.....Benzin.....
Gisella mi aveva parlato di aver letto relativamente a difficoltà nel riuscire a trovare carburante in Uzbekistan ma a dire il vero, forse, avevamo sottovalutato un po' il problema.
Iniziamo la ricerca di un distributore a Bukara, ne troviamo tanti, tutti apparentemente recenti, ma nessuno di loro ha benzina disponibile.
La scena che ci appare avvicinandoci all'ingresso dei benzinai, è la seguente:
Le pompe del carburante sono coperte da una sorta di telo, il benzinaio e tutto lo staff sono seduti all'ombra a mangiare. Sotto la tettoia dove di solito vi sono le auto ferme per il rifornimento, un paio di camion parcheggiati con il cassone pieno di angurie, si mantengono al " fresco" ....
Entriamo con la moto, ci avviciniamo alle pompe coperte e i benzinai, guardandoci e ridendo, si sbracciano per segnalarci che non c'è benzina, solo gas.....
Perdiamo tempo prezioso, abbiamo davanti una tappa da quasi 600 km, sulle ostiche strade Uzbeke, la frontiera con in Tajikistan e poi la salita sino alla capitale, il tutto da compiersi prima che la mia amica luna venga a ricordarmi che ora tocca a lei stare in giro ed io invece dovrei essere a nanna.....
Il cruscotto della moto mi indica che ho ancora circa 130 km di autonomia, e decidiamo quindi di metterci per strada con la promessa di cercare di rifornire non appena troveremo un distributore in grado di farlo.
La strada è pessima, le medie sono basse, i crateri sull'asfalto vecchio da secoli ricordano i postumi di un bombardamento.
Lo sapevamo ma ogni volta che affrontiamo strade come queste ne rimaniamo scioccati.
Finalmente arriviamo alla città di Qarshi, dopo 100 km percorsi dalla partenza da Bukara.
Distributori trovati lungo la strada, tanti.....con benzina .....zero !
Iniziamo ad essere un tantino preoccupati. 
Con la mente inizio a mettere a punto il piano B, ovvero benzina di contrabbando, ma al momento non ho visto nessuna che la vendesse sul ciglio della strada.
Iniziamo a girare per le vie di questa cittadina polverosa e infuocata senza trovare nulla.
Ad un tratto chiedo ad uno dei mille poliziotti fermi lungo i crocevia.
Questi, in russo, ci indica una direzione da seguire.
Gisella guida me, io guido la moto.....
Ad un tratto, una strada bloccata dalle auto in coda ci si para davanti.
All'estremità della coda, laggiù a circa un paio di km, si intravede un benzinaio.....
Qualcuno di voi magari starà pensando " cazzo che sfiga, pure la coda...."
Per noi invece, a testimoniare di quanto sia sempre relative le cose, è stato un momento di giubilo !!
" c'è coda al benzinaio, significa che c'è benzina !!!! "
Felice mi accodo, mentre Gisella a piedi va a vedere che effettivamente il benzinaio abbia Benzin....
La gente in coda abbandona le auto e si accalca sulla nostra moto.
La scrutano, la toccano, molti di loro si infilano il mio casco e si fanno fotografare ( ora quindi, all'interno del casco, oltre ai profumi di Aglio, Montone e cipolla, ho anche un mix di sudori Uzbeki non ben identificati...... ).
Partono le solite domande che sento sin da quando siamo arrivati in Turkmenistan giorni fa e poi in Uzbekistan: è una Honda ?
No, una BMW......c'è scritto.....
Davvero fa i 220 km/h come indicato sul cruscotto ?
......credo di si, ma senza benzina non riesco a fare neppure più i 20km/h....
Quanto costa ?
......ecco......a questa domanda non ho ancora ben capito come procedere. Non so se dire la veritá o inventarmi un valore più modesto al fine di non far pesare la differente condizione di vita sociale che esiste, mediamente, fra un Italiano ed un Uzbeko ( da considerare che lo stipendio medio in Uzbekistan è di 2 dollari al giorno.......ribadisco "due" ...) 
Le domande proseguono con: 
Tu sai chi è Adriano Celentano ? Totò Cotugno ? E Totti ??
......caspita, resto allibito di quanto sia diffusa la notorietà del super molleggiato e dell'Italianissimo Toto Cotugno.
Passano le ore, e sempre sotto il sole cocente, a spinta, un metro dopo l'altro arriviamo alla pompa di benzin.....
Dovremmo pagare in moneta locale, ma noi abbiamo solo più dollari.
E siccome qui, come in Russia, occorre prima rivolgersi al gabbiotto con finestrella blindata per pagare e poi dopo solo dopo, si può fare Benzin.....adotto la solita faccia da pirla.
Saluto il mio nuovo amico benzinaio dai denti d'oro, le canticchio la canzone di Toto Cotugno con una piccola variante, al posto di " lasciatemi cantare......perché me sono fiero......lasciatemi cantare......sono un italiano vero" così fa la mia versione " lasciatemi partireeeee......perché me so scocciato......lasciatemi partire .......che me se rotto il faro !! "
Lui sorride, e intona la canzone di Cotugno, chiedendomi se voglio il pieno.
La Benzin  ( solo 91 RON ) riempie il serbatoio e Gisella va a litigare al gabbiotto blindato sino a convincerli di accettare i dollari.
Intanto il tempo passa e considerato le tre ore di fuso orario fra noi è voi, voi.....starete andando in spiaggia o facendo colazione, mentre per noi è già mezzogiorno......mezzogiorno di fuoco !
Abbiamo davanti ancora un mare di km e non sappiamo in che condizioni.
Marci dal sudore e cotti dal sole accumulato in coda ripartiamo cercando di spingere là dove possibile e mollare la dove necessario.
La strada a tratti diventa sterrata ma salendo verso delle montagne pare migliorare.
Scendiamo a sud, lasciandoci alle spalle il bivio per Samarcanda, noi puntiamo ad una strada che scende verso il confine dell'Afagnistan per poi risalire puntando ad est.
Questa variazione l'abbiamo decisa al fine di evitare una delle due vie di accesso al Tajikistan, ovvero il così detto tunnel della morte.
Un tunnel di circa 3 km, immerso nel fumo dei gas di scarico, completamente buio, sterrato, con il suolo ricoperto da acqua e fango e spuntoni metallici rivolti verso l'alto.
Fra il tunnel della morte e il passaggio vicini all'Afganistan abbiamo ritenuto meno pericolosa la seconda opzione.
Il panorama cambia, diventando montano e assomigliando sempre più alle immagini dei vari TG quando mostrano l'ambiente arido ma montagnoso dell'Afganistan appunto.
La strada sembra bella ed io apro, seguendo un auto davanti a noi che poco a poco raggiungiamo.
Le sono dietro a circa 50 metri, arriviamo in cima ad una collina, la strada passa dentro una cava la cui polvere è dappertutto.
È bianca, riflette la luce quasi accecandoci.
L'auto di colpo frena, io mi appendo ai freni di conseguenza.
La ruota davanti si blocca, scivola, la moto sbanda, io butto a terra una gamba, con un calcio al suolo la drizzo.......frazioni di secondo, quell'istante che potrebbe cambiare il corso del viaggio.
Il solito silenzio post " paura " e poi Gisella, schiarendosi la voce per darsi un tono tranquillo, mi chiede " che è successo ?"
Io rispondo.......sai quella roba bianca ai lati della strada......? È Talco !!!!
La strada resa viscida dalla polvere pareva il culetto di un bambino dopo il cambio del pannolone.....
A me invece, dopo quell'episodio, il pannolone avrebbero dovuto cambiarmelo davvero.....
Viaggiamo, viaggiamo e ancora viaggiamo, ed alle 18 di sera raggiungiamo la frontiera di uscita Uzbeka.
La polizia, come del resto all'ingresso, pare molto ostile.
Con minuziosità ci controllano una per una le foto scattate fin d'ora, tutti i bagagli facendo nuovamente il terso grado sulle medicine ( dove Gisella per la seconda volta in questo viaggio discute la tesi di laurea ), se abbiamo con noi libri religiosi o musica religiosa,sfogliando la guida turistica in cerca di qualcosa di occidentale,sul motivo per cui non abbiamo la fede .....e li la mia faccia da pirla entra in campo.
Poi arriva un poliziotto, corpulento, che mastica semi di zucca sputando i gusci ovunque i suoi occhi stiano guardando.......e guardava la mia moto......
Fra uno sputo e l'altro, vi gira intorno, poi si sofferma sul porta telepass che ho istallato sul manubrio.
Una sorta di scatoletta nera, ovviamente ora vuota in quanto il telepass è a casa in un cassetto.
Mi fa segno di aprirlo.....
Io lo apro, lui con il capo mi fa un cenno come per chiedermi " e questo cos'è? "
Io prendo fiato e fra me è me penso...." Ed ora come lo spiego ad uno che non ha la benzina, non ha l'autostrada, talvolta neanche la strada.....non parla Inglese e sopratutto non sa cosa sia un telepass ?"
Mi ingegno.
Mi inchino a terra, sulla terra disegno una strada, una sbarra, e con la mano faccio finta di essere una moto che si avvicina.
Nell'avvicinarmi, la sbarra si alza.......chiaro no ??
Lui mi guarda, occhi seri e gusci di semi di zucca sputati ovunque, fa una smorfia come per farmi intendere che non sono stato chiaro.
Nel frattempo, il suo collega, ci riconsegna i passaporti e ci da via libera.
Gisella li prende, li ripone al suo posto in tasca, io risalgo sulla moto e, preso dalla rabbia di essere sempre considerato pirla anche quando in realtà sono serio, mi avvicino allo sputacchiatore di semi ed in perfetto Italiano, guardandolo negli occhi con sguardo non da pirla gli dico " e la prossima volta che vorrai sapere qualcosa........fatti i cazzi tuoi !!"
Risalgo sulla moto, Gisella ride dentro il casco ed io sento addosso quella soddisfazione di essermi tolto un sassolino dalla scarpa.
Le procedure di uscita dall'Uzbekista non sono ancora concluse, così come quelle di ingresso in Tajikistan, dobbiamo sbrigarci perché ormai sono le 19.30......sta per far buio......ed io vi ricordo che siamo sempre senza faro.
La luce scende, i poliziotti Tajiki ci accolgono con grande benevolenza, persin troppa, facendoci accomodare su sedie sgualcite, facendoci mille domande, ripetendo mille volte " welcome in our country"
Sono gentili, ma io ho una urgenza impellente......coprire i restanti 80 km senza morire.....e di conseguenza salvando anche Gisella.
Finalmente le pratiche si chiudono e noi ripartiamo, la strada per i primi 10 km è asfaltata ed io, accendendo i faretti di profondità previsti dalla mia moto, me la cavo.
Ad un tratto in lontananza, noto come davanti ai fari delle auto che ci vengono incontro sia visibile una massa di polvere............"cazzo, lo sterrato !!"
La strada muore improvvisamente nell'oscurità più totale, uno sterrato " tecnico" si apre davanti a noi, siamo senza luci e sono costretto a lampeggiare con l'abbaggliante per farmi vedere.
Ogni volta che lo faccio, l'auto davanti a noi risponde folgorandomi gli occhi e lasciando viva per i dieci secondi successivi, una pallina di luce bianca impressa nelle cornee.
Apro il casco in quanto la visiera è sudicia di polvere e gas di scarico, gli occhi si riempiono di granelli di sabbia e fatico a vedere.
Gisella, seduta dietro ma inclinata come una vedetta mi aiuta metro dopo metro.
Come se non bastasse, alcuni cani randagi, attratti dal rumore della moto e dal roteare delle ruote, ci danno dietro dai lati della strada.
Devo scegliere.......accelero e scappo dando fiducia a ciò che non vedo davanti a me, oppure accetto di essere morsicato ai polpacci ?
In questi caso è l'istinto a decidere, ed il cervello lancia il comando al polso dicendogli " apri e accelera !!!" ......ci lasciamo sul posto i cani e ci tuffiamo dentro la polvere come se fosse una giostra di Gardaland.......ma qui non si scherza.....
Finalmente, dopo 70 km in queste condizioni in lontananza, scorgo il chiarore delle luci della città illuminare la notte di Dushanbè capitale del Tajikistan.
Restano gli ultimi 10 km di questa giornata iniziata con il primo sole e finita con la luna che quasi sembra sgridarmi nel verdermi ancora in giro...
Come sempre non abbiamo prenotato nulla, consapevoli che saremmo arrivati in tempo per cercare qualcosa.
Puntiamo al B&B ( molto carino ) da dove vi scrivo, posto in mezzo ad un quartiere fatiscente ma purtroppo per la notte non c'è posto. Il titolare ci risponde che avrà posto solo per domani ( ovvero oggi ).
Non molliamo e puntiamo verso il centro consapevoli che dovremo far fronte ad una improvvisata che di norma significa ....spesa elevata.
Così è infatti, ma arrivati ormai alle 22 della sera, dopo 14 ore di moto.......credetemi, siamo un po' stanchi.
Ci facciamo una doccia e ci catapultiamo sotto per cenare ,visto che è dal giorno prima che non ingurgitiamo nulla.
Spiacenti......il ristorante è chiuso !
Forse altri a questo punto ci sarebbero imbufaliti ,altri magari si staranno chiedendo che razza di vacanze siano le nostre......tutto lecito......ma io mica vi vengo a chiedere che razza di vacanze siano le vostre ? Quindi, onde evitare una risposta tipo quella data al poliziotto incuriosito dal porta telepass.....non fatemela !!
Usciamo in strada e sebbene la città stia morendo sotto il sonno di chi la vive, vediamo un qualcosa di ancora aperto.
È un bar ! Ha delle birre, la Vodka e alcuni pacchetti di patatine.....
Bene, sarà la nostra cena.
Portiamo tutto in camera, stappiamo le birre, le patatine e .......ceniamo......rivivendo i momenti salienti della giornata e pianificando quella di oggi.
Nei piani originali, oggi, ci saremmo dovuti alzare alle 5 per affrontare una tappa che, sulla carta, risulta essere fra le più difficili.
Ma a quel punto, Gisella, coscienza del team, mi propone un giorno di stop.
Io assecondo, anche perché voglio aggiornare il blog, fare manutenzione alla moto e ricaricarmi per domani.

Quello che leggete sarà, con buone probabilità l'ultimo post che potremo pubblicare prima della salita sul Pamir.
Domani infatti partiremo presto e ci tufferemo nella strada che porta contemporaneamente al paradiso dell'inizio del Pamir passando per l'infermo del confine Afgano.
Scriveremo tutti i giorni, e non vedo l'ora di poter assaporare per poi raccontare le mille emozioni che vivremo, ma non potremo pubblicare.
Saliremo in alto, dormiremo dove si potrà e mangeremo ciò che si potrà.
Ad ogni modo con noi abbiamo un po' di scorte, che per motivi di spazio e peso non possono essere tante. Si tratta di alcune gallette di riso soffiato, leggerissime ( questo è il lato positivo ) e insapori ( e questo è quello negativo ). In più, udite udite, abbiamo ben 2 scatolette di Simmental, che con il caldo di questi giorni non oso immaginare cosa siano diventate.....
Ma va bene così, se fossimo andati in ferie per mangiare, probabilmente avremmo scelto altre mete non credete ?

Oggi quindi quel puntino giallo, che molti di voi seguono e vedono spostarsi continuamente sulle strade del mondo, sarà immobile.
Ma da domani si rimetterà in moto e se avrete voglia di vedere sin dove sarà in grado di arrivare, vi basterà collegarvi per farci sentire anche un po' meno soli.
Mi spiace sempre chiudere un post perché, nel farlo, è un po' come se stessi chiudendo una chiacchierata con qualcuno.
Mi piace raccontare e speriamo che questo sia di vostro interesse.
Ma ciò che volevo dirvi l'ho detto, quindi adesso, tutti in spiaggia, i bambini a giocare con la sabbia, le mamme a prendere il sole ed i papà a cantare " lasciatemi nuotareeeee.......perché me so accaldato.........lasciatemi nuotare......perché me so scottato !!!" 

Quando sarà non si sa......ma quando accadrà, sarà bello ritrvovarvi.
Noi saliamo, e per quelli ai quali avevo processo di portare lassù un pensiero, sappiate che a giorni volerà !









Lampadina trovata..acquistata..sostituita... Ora ci vediamo!







martedì 12 agosto 2014

Passavamo di quá.....

Sono le prime luci del nuovo giorno a Mary, esattamente martedì 12 Agosto, quando Gisella, io, Geronimo ed nuovo componente della scorta, un ragazzo giovane da noi soprannominato "piccolo Varano Tonante " lasciamo il parcheggio dell'hotel e puntiamo dritti verso la frontiera ancora lontana.
La notte è stata abbastanza travagliata, il condizionamento dell'aria, posto esattamente sopra il letto, generava una microclima artico e noi, come si può immaginare, non possiamo permetterci il lusso di ammalarci.
Inizio quindi ad inventarmi soluzioni per chiudere i boccaporti di uscita dell'aria.
Non vi sono termostati o sistemi per regolarne l'intensità, tutte le stanze dell'hotel sono condizionate a 19 gradi, e che piaccia o no, questo è.....
La mattina passata Gisella si è svegliata con un leggero mal di gola ( ora passato ,proprio dovuto alla forte aria condizionata posta nelle camere degli hotel) e non voglio che si ripeta per nessun motivo.
Lassù, dove andremo, stare male significherebbe......avere un serio problema.
Parto quindi con la soluzione numero 1....... Una gruccia con su stesa una maglietta.....poco efficacie ! 
Passo alla soluzione numero due......stessa gruccia ma con su un asciugamano......efficacie ma non ancora abbastanza !
Resta il piano d'emergenza..... In moto ho del nasto isolante e dei sacchetti di nylon. Mi rivesto, scendo in strada nonostante sia già abbondantemente passata la mezzanotte da queste parti, risalgo in camera, salgo in piedi su un tavolino che pare muoversi già solo sotto il suo stesso peso e sigillo la bocchetta di areazione.
L'invenzione pare funzionare, anche se gonfia come una mongolfiera e rumorosa come un reattore nucleare.
Finalmente mi spengo anche io e crollo sotto un piumone d'oca che neppure in inverno a Sant Moritz mi verrebbe voglia di utilizzare.
La sveglia suona e senza la mia consueta Red Bull per colazione sono un po' " alle corde" ma non mollo.
Avvio la moto, Gisella sale e ci mettiamo all'inseguimento di Geronimo e del novizio piccolo Varano Tonante.
La strada che ci condurrà fuori dal Turkmenistan si preannuncia molto ostica da punto di vista dell'alsfaltatura, ma interessante dal punto di vista naturalistico.
Attraverseremo infatti la zona del parco naturale di Repetek, un'area dove regna sovrano l'animale simbolo, il Varano appunto.
Abbiamo letto che, nonostante il suo morso sia letale per via della saliva tossica, la gente del luogo lo accetta volentieri in quanto si ciba di Cobra e Vipere del deserto, molto comuni e frequenti in questa zona.
Oh si, poi oltre a questi animaletti vi sono anche altre cose più comuni come lo scoiattolo, il falchetto e la volpe......ma vuoi mettere un Varano ??? Quanto mi piacerebbe vederne uno....
Nonostante Geronimo mi avesse detto che dopo circa  100 km avremmo fatta una tappa ( io sono ancora in astinenza da sigaro ) viaggiamo di filato senza fermarci.
Ho la testa che ruota come fossi un gufo....
Un po' per identificare le enormi buche sulla strada e cercare di evitarle alla velocità di 130 km/h imposti dal capo indiano che guida la scorta....
Un po' per avvistare un varano......mi accontenterei di un cobra......o a mali estremi di una vipera....
Invece, circa 300 km dopo, SENZA soste e con due buche prese in pieno, arriviamo in vista del confine...
Animali avvistati .....due.....
Uno morto ed uno che attraversava la strada che taglia in due il deserto......
Due volpi ( del deserto appunto......ma sempre è solo volpi.  )
Geronimo arresta l'auto poche centinaia di metri prima della frontiera, ci saluta con freddezza, risale in auto e scompare.
Gisella ed io siamo finalmente liberi e proprietari di noi stessi.
Affrontiamo la frontiera di uscita dal Turkmenistan senza nessun problema.
Dopodiché, superato quel paio di km di terra di nessuno, arrivano alla frontiera Uzbeka.
Come prima cosa, di consueto, i passaporti.....
Poi, meno consueto, ci misurano la febbre.......
Gisella 36.7.......io 37.3 .....
Partono le domande.......stai bene ? Qualche problema ? Ti senti male ?
Ma che cavolo........sto benissimo !!!! Se solo non mi aveste lasciato mezz'ora sul piazzale infuocato a 43 gradi magari sarei un po' più fresco.
Ad ogni modo li convinco e supero il primo sbarramento.
Piccola nota.......Gisella ed io ora ci chiediamo.....ma se non mi avessero fatto entrare in Uzbekistan.....visto che il visto per il Turkmenistan scadeva oggi........ed essendo io esattamente li in mezzo.........dove sarei andato ?????
Domanda interessante.......alla quale non ho risposta.....e neppure mi interessa visto che, faccia da pirla ce l'ha fatta.....!!
Secondo sbarramento: compilazione di numero 4 moduli astrusi e controllo dei bagagli.
Sono senza occhiali quindi Gisella si presta per la compilazione dei documenti. Io invece raggiungo quel simpatico pezzetto di popò ( sempre detto in modo educato per la zietta ) seduto, anzi stravaccato alla scrivania ed inizio le pratiche.
Mi fa aprire tutte le borse, e con attenzione capillare controlla ogni singola cosa.
Parte con i sacchetti dell'intimo......eh va beh......non ne abbiamo mai troppi con noi quindi la cosa si risolve in fretta.
Passa alle attrezzature, sia quelle per le macchine fotografiche, svariate fotocamere e telefoni, sia poi a quelle che mi porto dietro in caso di guasto alla moto.
Per poi finire con le medicine.
Io sono senza occhiali ripeto ed inoltre non ho la malizia di Gisella nel riconoscere un antidolorifico per ciclo mestruale da un collirio se questi non sono nel suo astuccio di origine.
Per motivi di spazio invece, le medicine sono prive di ogni sorta di indicazione.
Per i primi due minuti quindi, faccio scena muta.
Diciamo che mi avvalgo della facoltà di non rispondere.....
Poi, terminata la compilazione dei moduli, arriva Gisella che, come una farmacista provetta, inizia la discussione di tesi di laurea: queste sono per il ciclo, questo è collirio, questo per potabolizzare l'acqua, questo nel caso di mal di pancia, questo per il vomito, questo.....di nuovo per la nausea, questa per la dissenteria......questa ecc ecc.
Il tizio mi guardava ed io guardavo lui con quel mezzo sorrisino stupido da uomo in balia della più totale ignoranza.
Credo che prima di arrendersi e farci richiudere le borse abbia pensato " ....questi Italiani probabilmente si cagano addosso di frequente......"
Impacchettiamo di nuovo tutto, saliamo sulla moto, una guardia ci apre il cancello e finalmente.......è Uzbekistan !!!!
Puntiamo dritti verso Bukara, città sacra dell'Islam e luogo di fortissimi legami storici con qualcuno dei nostri viaggi passati.
Il centro storico di questa città infatti, visibile dal tetto dal quale vi sto scrivendo ora per cercare di respirare un po'.....possiede il minareto più alto di tutto l'oriente.
Si narra, che il mio amico ( anche se con modi un po' grezzi ) Gengis Kan, dopo aver conquistato anche Bukara ed aver dato ordine di violentare le donne, uccidere gli uomini e distruggere tutto.....si fermò davanti alla gigantesca torre e, preso da grande umanità.......ribaltò l'ordine dato....
Non abbattete la torre ! Limitatevi a struprare le donne e uccidere gli uomini.......
Il caldo è atroce, ma quel vento secco del deserto ci da la forza di parcheggiare la moto e visitare la città.
Noi siamo quì perché andremo altrove, e questo lo sapete.....
Andremo dove nulla e nessuno farà parte di quel mio piccolo vivere di quella manciata di secondi che passerò vicino al monumento posto a 4655 m.s.l.m ......
Ma essere qui è comunque una grande soddisfazione personale.
Dopo quasi 6000 km, alcuni di questi difficili devo ammetterlo.
Ma quando tu sei seduto, in terra, a fissare quella torre come la fisso Gengis Kan secoli prima.
Quando sei appoggiato ad un gelso, impiantato nel 1470 e che ancora oggi regala la sua ombra.....
Quando sei così immerso in quei profondi pensieri, che magari molti credono sciocchi, mentre io invece credo che siano l'unica vera ragione del viaggiare....
Ecco, in quei momenti di pura estasi meditativa, sentire una che urlando come fosse sul balcone di casa dice, in Italiano ovviamente. ...." Dai, fai in fretta a darmi quello scialle per mia nipote che ho il pullman che parte fra poco per l'aereoporto..." 
Ecco, in quei momenti io inizio a parlare in lingue straniere, mischiando quelle poche parole di Tedesco che so e fingendomi un altro.
Mi viene in mente una scenetta di tre comici Italiani, i quali, dopo aver scalato una vetta fra mille peripezie, arrivano in cima e scoprono di non essere soli......
Alla domanda " ma voi che via avete fatto" gli rispondono......" Il sentiero !!"
L'orgoglio di essere arrivati sin qui si mischia con la, quasi, vergogna di aver impiegato una settimana, fatica, sudore, sofferenza e rischi....
Per altri invece, la fatica più grande è stata quella di recarsi all'agenzia di viaggi....
Non discuto, sono scelte.......fortuna che alla domanda " ma voi siete venuti sin qui in moto ?" La risposta è " si.......ma passavamo di quà per caso.....in realtà andiamo sul Pamir"......

Bukara, tappa odierna 390 km, una frontiera e mille buche sull'asfalto
Temperatura massima 43 gradi
Umore: positivo
Sete: tanta

Ci lasciamo alle spalle un paese, il Turkmenistan, molto poco noto a tutti.
Noi lasciamo là un pezzetto di noi.
Luogo controverso, apparentemente ricco perché appariscente ma nel suo intimo, molto povero.
Tre le città importanti, in mezzo il deserto, la sabbia, le volpi e, dicono, i varani che mangiano in cobra.
Donne bellissime ( dice Gisella )
Strade fatiscenti ( dico io )
Un Re, come purtroppo molti Re, che sicuramente saprà essere un Re ma non sa cosa sia essere un uomo.
Un luogo che per noi era, sin dall'inizio, una via di transito posta sulla Via della seta.
Un luogo che non dimenticherò perché, come tutti i luoghi della terra, ha un suo lato ricco ed un lato povero.
In quello ricco c'è un Re.
In quello povero invece, le persone che lottano e soffrono per vivere, ed io sono dalla loro parte !

Piccola nota....il tatuaggio di Geronimo........
È stato in galera !
Ma questo, sopratutto in posti come il Turkmenistan, non significa che sia stato un delinquente.
La storia ha riempito i cieli di fumi di persone con un numero tatuato addosso, ma nessuno di loro era da galera.
Bensì lo era il loro carceriere.

Domani sarà Tagikistan, ma prima avremo una tappa lunga e difficile.
Questo ci toglierà il sonno secondo voi ?
Per nessun motivo al modo !!
Ora mi stappo una birra, mi accendo un sigaro, leggo il racconto a Gisella, se lei approva pubblichiamo....e poi....a nanna.
La luna mi guarda ed ha una faccia simpatica stasera.....lei si che non può dormire......deve dare luce a questa notte Uzbeka.

Si viaggia ragazzi, 
Date retta al vostro medico.......fate un po' di moto......mantiene il corpo sano !!!

A domani